Il sito UNESCO del Monte San Giorgio rappresenta uno straordinario esempio di una catena montuosa calcarea che si é iniziata formare a formare durante il Triassico, tra 240 e 230 milioni di anni fa.
Alla base delle denominazioni ufficiali dell’Unesco, sta la volontà dell’ONU (di cui l’UNESCO fa parte) di usare la cultura come mezzo di pace tra i popoli. Nel nostro caso, Svizzera e Italia sono oggi uniti per far conoscere il patrimonio fossilifero del Monte San Giorgio.
Situato al confine tra la Svizzera e l’Italia, il sito comprende due musei principali di fama mondiale per gli specialisti del settore: il Museo dei Fossili di Meride e il Museo dei Fossili di Besano.
Il Museo dei Fossili di Meride si trova nella parte svizzera del sito UNESCO del Monte San Giorgio ed è considerato uno dei musei di paleontologia più importanti al mondo per i rettili marini del Triassico medio (i precursori dei dinosauri del Giurassico) oltre che per la fauna e flora terrestre di quel mondo e periodo. Esso ospita una vasta collezione di fossili, principalmente di rettili marini, pesci, invertebrati e piante. Il museo è ospitato all’interno di un vecchio edificio, che è stato completamente ristrutturato e riadattato per ospitare i fossili.
Il Museo dei Fossili di Besano si trova nella parte italiana del sito UNESCO del Monte San Giorgio e in vicinanza del Monte Pravello (provincia di Varese, Italia). Esso ospita una collezione di fossili che copre un periodo di circa 50 milioni di anni. Il museo è noto soprattutto per i suoi fossili di pesci, crostacei e molluschi, invertebrati marini come brachiopodi, molluschi e echinodermi. Il museo è ospitato in un edificio storico che è stato completamente ristrutturato e rinnovato per ospitare la collezione.
Entrambi i musei sono associati tra loro e offrono una visione completa della fauna e della flora marina del Triassico, consentendo ai visitatori di conoscere meglio la storia geologica della regione. Insieme, i due musei forniscono un’esperienza educativa e divertente per tutte le età, grazie alle esposizioni interattive e ai tour guidati che permettono ai visitatori di apprendere di più sulla storia naturale del Monte San Giorgio.
Il sito UNESCO del Monte San Giorgio, con i suoi due musei, rappresenta una tappa obbligatoria per chiunque sia appassionato di paleontologia o interessato alla storia geologica del nostro pianeta. Grazie alla sua importanza scientifica e culturale, il sito è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2003, la parte italiana nel 2010.
In aggiunta a questi due importanti musei, il sito UNESCO del Monte San Giorgio comprende anche altre piccole realtà museali, come il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Clivio. Questo museo ospita una vasta collezione di fossili e minerali, oltre ad offrire numerose attività didattiche per i visitatori di tutte le età.
In definitiva, il sito UNESCO del Monte San Giorgio rappresenta una preziosa risorsa per gli appassionati di paleontologia e per tutti coloro che vogliono conoscere di più sulla storia della vita sulla Terra.
Durante il Triassico Medio, il Monte San Giorgio era situato in una regione litorale subtropicale caratterizzata da un clima caldo e secco. Questa zona era costellata da lagune poco profonde e da una vasta area di pianura alluvionale, attraversata da numerosi corsi d’acqua che si riversavano nell’oceano Tetide.
Le acque lagunari erano abitate da una grande varietà di organismi marini, tra cui pesci, molluschi, echinodermi e crostacei. La fauna terrestre era altrettanto ricca e comprendeva rettili come gli arcosauri, che costituivano la base della catena alimentare dell’epoca.
Gli antichi organismi che popolavano questa regione sono stati conservati nei sedimenti che si sono depositati nel corso dei milioni di anni successivi, dando vita alla ricca varietà di fossili che si possono osservare oggi sul Monte San Giorgio e nei suoi dintorni. Grazie a questi fossili, gli scienziati sono stati in grado di ricostruire la storia della vita sulla Terra nel corso del Triassico Medio e di comprendere meglio come si sono evolute le diverse specie di piante e animali nel corso del tempo.
Penso che vi sia ancora molto da scoprire e il piccolo team di paleontologi che vi lavorano ha buone speranze (dal 1850 vi é una continua ricerca in atto che va avanti grazie alle università di Varese, Milano e Zurigo). Ad esempio, in quell’epoca sulla terraferma vivevano anche i terapsidi come il Cynognathus, un animale carnivoro dalle lunghe zanne. Il Cynognathus era un predatore terrestre di grandi dimensioni, che viveva durante il periodo del Triassico medio, circa 240 milioni di anni fa. Degli esemplari sono stati ritrovati in Sudafrica ed in Sudamerica. Non so se potrebbero trovarne uno anche sul Monte San Giorgio, situato più a Nord in quel periodo.
Di sicuro, il rettile terrestre, antenato dei coccodrilli attuali, il Ticinosuchus, vi viveva eccome. Una bellissima ricostruzione é all’entrata del Museo dei fossili di Meride (Vistor Center).
Il Ticinosuchus era un rettile vissuto durante il Triassico medio, circa 240 milioni di anni fa. Il suo nome deriva dalla regione in cui è stato scoperto, il Canton Ticino, sul versante sud delle Alpi svizzere. Era un animale di grandi dimensioni, con una lunghezza di circa 4 metri e un peso di circa 500 kg. Era un arcosauro, un gruppo di rettili che comprende anche i dinosauri, i coccodrilli e gli uccelli.
Il Ticinosuchus aveva un corpo allungato, quattro zampe robuste e una testa relativamente grande. Era un animale carnivoro e si nutriva di pesci e altri animali acquatici. Probabilmente viveva lungo le rive di fiumi e laghi, e passava gran parte del tempo in acqua.
Il Ticinosuchus è importante per gli scienziati perché rappresenta una tappa cruciale nell’evoluzione dei coccodrilli. Infatti, presenta molte caratteristiche in comune con questi animali, come la forma del cranio e dei denti. Tuttavia, il Ticinosuchus era ancora abbastanza diverso dai coccodrilli moderni, e rappresenta un importante esempio di transizione evolutiva.
Il Ceresiosaurus è un genere estinto di rettile marino appartenente all’ordine dei Sauropterygia, vissuto durante il periodo Triassico medio, circa 235-230 milioni di anni fa.
Il Ceresiosaurus è stato descritto per la prima volta nel 1935 sulla base di resti fossili trovati nella regione di Monte San Giorgio, in Svizzera. Il nome del genere deriva dal lago Ceresio (il nome italiano del Lago di Lugano) vicino al quale sono stati trovati i fossili.
Il Ceresiosaurus aveva un corpo lungo e snello, e una testa relativamente piccola rispetto al resto del corpo. Le zampe anteriori erano trasformate in pinne, mentre le zampe posteriori erano allungate e ben sviluppate, adattandosi alla vita acquatica. Era dotato di una grande coda appiattita lateralmente, che gli conferiva una maggiore stabilità durante il nuoto.
Il Ceresiosaurus si nutriva probabilmente di pesci e di altri piccoli animali marini. Sulla base degli studi sulle proporzioni degli arti, si ritiene che questo animale fosse in grado di spostarsi sia in acqua che sulla terraferma, probabilmente per deporre le uova.
Attualmente, il Ceresiosaurus è considerato un rappresentante primitivo dei Plesiosauri, un gruppo di rettili marini di grande successo che raggiunse il suo apice durante il periodo Giurassico e il Cretaceo.
Macrocnemus è un genere estinto di rettili diapsidi arcosauri appartenente al gruppo dei prolacertiformi. Visse durante il Triassico medio, circa 237-228 milioni di anni fa, e i suoi resti fossili sono stati ritrovati principalmente nel Monte San Giorgio in Svizzera e in Italia.
Macrocnemus era un animale dalle lunghe zampe, con un cranio relativamente piccolo e allungato. La lunghezza del corpo poteva variare da pochi centimetri a quasi due metri. È stato descritto per la prima volta nel 1859 da Johann Andreas Wagner, e da allora sono state riconosciute diverse specie all’interno del genere Macrocnemus.
Si pensa che Macrocnemus fosse un animale terrestre, che forse cacciava insetti e piccoli vertebrati. Grazie alle sue lunghe zampe, poteva correre velocemente, ed è stato anche ipotizzato che fosse in grado di saltare. Alcuni esemplari di Macrocnemus conservano tracce di pelle, suggerendo che avesse una pelle squamosa e che fosse in grado di termoregolarsi attivamente.
Macrocnemus è importante perché rappresenta uno dei più antichi esempi di rettili che si sono adattati alla vita terrestre dopo aver avuto un’origine acquatica. Inoltre, i suoi resti fossili sono stati trovati in numerosi siti del Triassico medio in Europa, rendendolo un importante indicatore della biodiversità di quel periodo.
Un buon libro per approfondire la propria conoscenza sui rettili marini del Triassico ma non solo viene da Princeton, nome una garanzia: Princeton Field Guide to Mesozoic Reptiles.