L’altruismo efficace

Propongo un bell’articolo che ho appena letto sulla rivista della confederazione dedicata all’aiuto allo sviluppo (DSC). Avevo letto anche sul nostro Corriere del Ticino, per mano della buona penna di Tito Tettamanti, l’idea che i soldi donati per aiutare “il terzo mondo” (che non esiste più oggi, si parla di “paesi in via di sviluppo” o semplicemente “Sud del mondo”) debbano “rendere” in termini di efficacia provata. Anche a Berna, avevo letto non so più dove, ci si “vantava” che “1 franco donato per l’aiuto all’estero ne portava 20 in termini di contratti comerciali”….Sai che bel dire per chi si occupa di aiuto umanitario, mi pare poter polemicamente dire.

Si discute della nuova forma del donare che prende il nome di “altruismo efficace“.

I FILANTROPI CALCOLATORI

Gli altruisti efficaci vogliono impiegare i fondi privati e gli aiuti statali laddove promettono di produrre il maggior impatto, per esempio nel trattamento di parassiti intestinali, nella profilassi della malaria e nell’apporto di vitamina A. Ma è possibile sconfiggere la povertà con il calcolo economico e i dati scientifici?
di Samuel Schlaefli (dalla rivista “Un solo mondo”)

 Sebastian Schwiecker si è sempre interessato alle tematiche dello sviluppo e così da tempo sostiene le organizzazioni umanitarie con delle donazioni. Dopo gli studi di economia e vari stage nel settore della microfinanza e in banche per lo sviluppo, Schwiecker si è reso conto delle grandi differenze per quanto riguarda l’efficacia delle organizzazioni umanitarie e dei loro vari progetti di aiuto.

All’economista tedesco, i certificati assegnati alle organizzazioni non governative (ONG), che dovrebbero attestare un uso accurato delle donazioni, sono sembrati superficiali e inadeguati per controllare l’efficienza delle strutture organizzative. «Come donatore privato non ero informato e non mi sentivo preso sul serio», racconta Schwiecker.

Valutazioni e graduatorie

 Le cose cambiano quando Schwiecker scopre il sito web di «GiveWell», un’istituzione statunitense di utilità pubblica nonché piattaforma per le donazioni (vedi riquadro nella pagina seguente). L’organizzazione valuta sistematicamente l’impatto delle ONG e dei loro progetti in termini quantitativi. GiveWell fonda il suo operato sulla filosofia dell’«altruismo efficace» (AE), diventata popolare all’inizio di questo secolo grazie al professore di filosofia inglese William MacAskill. Fra i sostenitori più noti del movimento c’è il filosofo australiano Peter Singer. Nell’ambito di conferenze Ted Talks e in pubblicazioni spiega l’AE con una semplice formula matematica e si chiede: non è moralmente riprovevole fare una donazione per finanziare la formazione di un cane guida per i ciechi negli Stati Uniti o in Europa, se con gli stessi soldi in Africa si potrebbero salvare dalla cecità decine di bambini? La convinzione su cui si basa l’AE è che una vita umana ha lo stesso valore ovunque. Negli ultimi anni, questo principio etico- morale ha trovato fervidi sostenitori soprattutto nelle università statunitensi, britanniche, tedesche e svizzere. L’organizzazione fondata da MacAskill, chiamata «80’000 Hours», aiuta gli studenti a ottimizzare il loro potenziale altruista analizzando l’impatto sociale di vari posti di lavoro. Una carriera nel settore finanziario o presso uno dei giganti della tecnologia potrebbe essere più sensata di quella in una ONG o in un servizio statale di aiuto allo sviluppo. Dopo gli studi, all’inizio del 2019, Sebastian Schwiecker fonda «effektiv-spenden.org», l’equivalente di GiveWell per la zona germanofona.

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Il donatore al centro

Georg von Schnurbein, professore e direttore del «Center for Philanthropy Studies» (CEPS) dell’Università di Basilea, non condivide le idee di MacAskill e Singer. «Secondo me è problematico mettere in competizione le varie finalità caritatevoli», afferma. «Per una società solidale non servono solo programmi di lotta antiparassitaria in Africa, ma anche soldi per la formazione di cani guida per i ciechi in Svizzera». E ciò anche se l’efficacia di tale formazione, calcolata combinando la durata della vita con la qualità della stessa, è piuttosto bassa. Per il professor von Schnurbein, il fascino della filantropia sta proprio nella diversità delle attività umanitarie e non nel concentrare gli sforzi su poche tematiche. «L’altruismo efficace mette al centro il donatore e in certi ambienti serve soprattutto a rassicurare sé stessi», sostiene von Schnurbein. «Ma non credo sia sensato per la società». In Svizzera, i primi germi degli altruisti efficaci sono germogliati nelle Università di Zurigo e Basilea. Piccoli gruppi locali sono stati creati anche a Berna, Ginevra e Losanna. Con la fondazione «Stiftung für Effektiven Altruismus» esiste inoltre una specie di lobby a livello nazionale. Il 17 novembre 2019, la fondazione ha festeggiato un’importante vittoria quando a Zurigo, il controprogetto proposto dal Consiglio comunale alla sua iniziativa per la revisione della cooperazione allo sviluppo ha raccolto il consenso di quasi il 70 per cento dei votanti. In futuro, la città dovrà destinare dallo 0,3 all’1 per cento a progetti all’estero. Invece degli attuali tre milioni, l’anno prossimo saranno probabilmente assegnati otto milioni all’aiuto allo sviluppo. Inoltre, al momento dell’attribuzione dei fondi bisognerà prestare maggiore attenzione all’efficacia, alla redditività e alla trasparenza. «Certamente consideriamo Zurigo come un modello di cooperazione allo sviluppo per la Confederazione», afferma Janique Behmann, responsabile Strategia e Community-Building del gruppo locale «Effective Altruism Zurich». In un documento programmatico, ricco di riferimenti a studi scientifici, la fondazione chiede alla Svizzera e alla Germania di puntare su una cooperazione allo sviluppo basata su prove di efficacia. Inoltre, deplora il fatto che nella strategia 2017-2020 della DSC manchi una chiara dichiarazione d’impegno all’accompagnamento e alla valutazione scientifica di tutti i programmi. Gli autori del documento rivendicano una promozione prioritaria di programmi economicamente efficienti, più trasferimenti diretti di soldi alle popolazioni povere e l’interruzione dei programmi non efficaci.

Orientati agli obiettivi o riduzionisti?

Per Georg von Schnurbein, questa presunta scientificità va messa in discussione in modo critico. «Spesso gli interventi sostenuti dagli altruisti efficaci non sono supportati da una base di dati sufficientemente solida. Inoltre, c’è una tendenza a trascurare le varietà dei contesti », specifica il professore. La costruzione di strutture politiche, di un sistema di formazione o di un’amministrazione funzionante è complessa e costosa e pertanto non efficace nell’ottica dell’AE. «Ma cosa succederebbe se promovessimo solo la lotta antiparassitaria, ma poi la gente non trovasse lavoro, non avesse una formazione? In questo modo non faremmo che spostare la problematica della povertà ». Sebastian Schwiecker è di altro avviso. «Se i bambini non vanno a scuola perché soffrono di diarrea causata dai parassiti intestinali, non serve a niente costruire scuole», dice il fondatore di «effektiv- spenden.org». Ecco perché occorre concentrare l’attenzione sui programmi sanitari. «La salute non è tutto, ma senza la salute tutto il resto non è niente», sostiene Schwiecker.

Per Odilo Noti, teologo e fino al 2018 responsabile della comunicazione di Caritas Svizzera, l’altruismo efficace è «scientistico, apolitico e quindi anche astorico». Gli altruisti efficaci vedono nella cooperazione allo sviluppo un problema prettamente scientifico e non politico. Inoltre, non considerano ciò che è stato fatto in passato, anche in termini di efficacia. «Da tempo la cooperazione svizzera allo sviluppo si orienta all’impatto dei suoi progetti di sviluppo. Vengono svolte valutazioni standard e non solo da quando la pressione da parte della politica è aumentata ». Per Noti, l’AE è un fenomeno momentaneo, dal potenziale limitato che può però produrre degli effetti positivi. «In passato, i suoi fautori si sono battuti per l’aumento dei fondi pubblici per lo sviluppo, anche se tendono a perdere di vista la cooperazione statale allo sviluppo», indica il teologo. In tempi di crescente nazionalismo sono diventati dei preziosi alleati delle organizzazioni per lo sviluppo. Inoltre non danno l’impressione di predicare bene e razzolare male. «Molti si attengono alla regola di donare il dieci per cento del loro reddito annuo. E non è poco!». Anche Sebastian Schwiecker segue questo principio. Ogni anno, lui e sua moglie devolvono in beneficienza la decima parte del loro salario.

DONARE MEGLIO CON «GIVEWELL»? L’associazione non profit «GiveWell » è stata fondata da un gruppo di ex manager esperti in fondi speculativi. Si sono specializzati nell’applicazione delle loro analisi alle organizzazioni umanitarie e ai loro progetti. A questi specialisti interessa esclusivamente il seguente interrogativo: dove è possibile aiutare il maggior numero di persone con un dollaro? Da allora, GiveWell allestisce ogni anno una graduatoria delle organizzazioni più «efficaci», con la possibilità di donare direttamente attraverso la piattaforma. Vi figurano quasi esclusivamente organizzazioni americane e inglesi, attive in tre settori:

  • lotta antiparassitaria
  • malaria
  • carenza di vitamina A

Oggi, l’organizzazione con sede a San Francisco conta oltre 40 collaboratori, molti dei quali in passato hanno lavorato per i grandi gruppi della tecnologia della Silicon Valley. Stando alle sue dichiarazioni, l’organizzazione ha destinato a organizzazioni di beneficienza «efficaci» 500 milioni provenienti da 50 000 donatori.

FORUM 36 UN SOLO MONDO 02/2020

L’altruismo efficace

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